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Siete qui: Home Festival Festival 2012 Suoni di guerra in tempi di pace - note di sala
Suoni di guerra in tempi di pace - note di sala PDF Stampa E-mail

Le trombe, strumenti di guerra. Con i loro squilli si incitavano i soldati al combattimento, si comunicavano a distanza gli ordini alle guarnigioni, si celebravano le vittorie: erano quindi gli strumenti musicali ideali per evocare la potenza e la gloria di un regno o di un impero.
Le trombe, strumenti di pace: ad esse si aggiungevano anche altri strumenti a fiato – solitamente le bombarde, antenate degli oboi – per scandire la vita cittadina; le loro note risuonavano dalle torri indicando lo scorrere del tempo, chiamavano a raccolta la popolazione in occasione di cerimonie religiose e civili e, ancora, accompagnavano i cortei dei nobili.
La corte di Francia, il più importante impero d’Europa nel ‘600, aveva presso di sé molti musicisti riuniti, a seconda delle funzioni, in diversi corpi, tra cui Les Grands Hautbois e la cosiddetta Grande Écurie che annoverava al suo interno, oltre agli oboi, anche trombe e timpani. Il Manoscritto Philidor, da cui sono tratte molte delle musiche della prima parte di questo programma, raccoglie le composizioni scritte proprio per questi due corpi musicali: si tratta di musiche concepite per evocare le vittorie dell’esercito francese e celebrare la potenza del regno nelle cerimonie ufficiali, oltre naturalmente per dilettare il Re durante le sue passeggiate nei giardini di Versailles.
La corte di Luigi XIV esercitava una grande influenza sulla cultura e sui costumi della Germania. Federico il Grande così si lamentava: «Oggi tutti i Tedeschi vanno là... Il gusto francese ha influenza sul nostro cibo, sui nostri mobili e sui nostri vestiti».
I compositori tedeschi, che andavano in Francia per imparare a scrivere musica nello stile di corte di Luigi XIV, erano affascinati dall’oboe – strumento nuovo rapidamente venuto di moda – e quindi ne prevedevano l’uso all’interno delle loro opere. Tra questi autori si collocano Muffat e Fischer. Difatti le suite di questi due musicisti assecondano lo stile della Ouverture francese coniato da Lully, con un primo movimento introduttivo bipartito e una serie di danze. In particolare è interessante rilevare come i titoli delle danze della suite di Muffat che ascolterete questa sera facciano riferimento a stili nazionali diversi, a testimonianza di una precisa volontà di riunificare i gusti musicali (volontà del resto condivisa con molti musicisti coevi), quasi a voler attribuire alla musica un potere di pacificazione in tempi per altro funestati da guerre continue.

Paolo Grazzi