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Jennifer Larmore soprano da ricordare PDF Stampa E-mail

Testata: La Prealpina
Mercoledì 9 settembre 2009

Se dovessimo scegliere un concerto da ricordare in questa edizione delle Settimane Musicali di Stresa, probabilmente sarebbe quello del mezzosoprano Jennifer Larmore, il 26 agosto al Palazzo Borromeo sull'Isola Bella. Un po' per il fascino della sede, un po' per il carisma vocale e scenico della Larmore, capace di sedurre il pubblico con l'arte sottile di cogliere l'essenza, irripetibile e unica, di ogni pagina in programma.
La seduzione - evidentemente - non passa soltanto attraverso la bellezza della voce, la pulizia del fraseggio, il controllo perfetto del fiato e lo sfoggio di impeccabili acuti.
Le ruvide canzoni spagnole... apparivano sensuali ed eleganti insieme, sostenute da un pronunciato vibrato e da una voce pastosa  e ricca di armonici. Eppure in Debussy... il vibrato era quasi scomparso ... in un canto casto e bianchissimo. Interpretare nno è soltanto una questione di dominio tecnico, non è soltanto una questione di stile. È anche la capacità di cogliere il carattere di un brano.
... Il Cherubino di Jennifer Larmore era qualcosa di indescrivibile, un ragazzo smarrito e inquieto, con tutti i suoi dubbi e la sua inesperienza del mondo. Di solito sentiamo cantare Voi non sapete con un abbandono dolcissimo - lunghe frasi levigate nella più pura tradizione del belcanto. Lei investe quest'aria quest'aria dalle "Nozze di Figaro" di una frizzante irrequietudine e così avviene in Non so più cosa son,  cosa faccio. Per lei Cherubino non è un pretesto per sfoggiare la bellezza della propria voce: è un personaggio da interpretare.
E da grande interprete - sembrava cantare anche con gli occhi... - Jennifer Larmore ha delineato una Carmen insospettata (le tre arie principali dell'opera, la Habanera, la Seguidilla e la Chanson bohèmienne una di seguito all'altra: incredibile!)... Poi la sensualissima "Shéhérazade" di Ravel (a proposito: un bravo anche al pianista Riccardo Bovino, sempre a suo agio in una parte di accompagnamento molto ricca ed intrigante), resa con arte da consumata interprete.
Senza dimenticare Rossini, con l'aria conclusiva de "La Cenerentola", Non più mesta. Acuti squillanti e fraseggio agile e vivace. E nelle ultime battute le note sembravano zampilli di gioia.
Delizioso.

Luca Segalla