Skip to content
Recensione PDF Stampa E-mail

Musica

Ottobre 2007

... Questa edizione delle Settimane è stata anche caratterizzata dalla presenza di tre violinisti come il canadese James Ehnes nella serata d'apertura, l'americana Sarah Chang in quella conclusiva e il greco Leonidas Kavakos in trio con il violoncellista Enrico Dindo. Ehnes possiede una cavata di grande fascino, sostenuta da una tecnica dell'arco ammirevole per fluidità e controllo. A dimostrarlo è stato un Concerto per violino di Beethoven immerso in un lirismo delicato e prezioso, soprattutto nel Larghetto. ...
E' apparsa più misurata, nel suono e nel fraseggio, Sarah Chang, elegante e fredda nel Concerto per violino di Sibelius. Sul piano del puro virtuosismo, in particolare nel movimento conclusivo, dove e ra lei a trascinare una Tonhalle-Orchester  dk Zurigo piuttosto restia nel movimento, la Chang è stata impeccabile, su quello del fraseggio raramente si è concessa agli abbandoni. ...
Egualmente inappuntabile dal punto di vista tecnico, Leonidas Kavakos, al contrario si è rivelato capace di suggerire sfumature espressive in una serata cameristica dedicata a Debussy e Ravel. Nessun problema di intesa con Dindo e Lucchesini, come ha dimostrato un Trio di Ravel perfetto per gli equilibri dinamici e timbrici, calibrato al millesimo in ogni dettaglio eppure vibrante di un'inquieta passione. Esemplare l'interpretazione della Sonata in Sol minore per violino e pianoforte di Debussy, immersa in una luce fredda e marmorea, e della Sonata per violino e violoncello di Ravel, tratteggiata con sonorità delicate e un fraseggio elegante anche nei passi più spigolosi. Era proprio questa levigata eleganza, tutta novecentesca e tutta francese, il filo conduttore della serata, anche nella Sonata per violoncello e pianoforte di Debussy, altra pagina dalle rame esili e traslucide, rese a meraviglia dalla coppia Dindo-Lucchesini.
Virtuosismo acceso, dita d'acciaio e dallo scatto fulmineo sono le caratteristiche del pianismo di Yefim Bronfman. ... Ha convinto fino in fondo [Bronfman]in Gaspard de la nuit di Ravel, mormorato a mezza voce con la prima pagina del ciclo, Ondine, immersa in acque stagnanti, un Le gibet cinereo e macabro ed uno Scarbo ruvido e scontroso: invece di puntare sul virtuosismo Bronfman ha scelto un approccio molto più suggestivo, ha scavato in profondità, mettendo in rilievo i particolari, le voci nascoste, avventurandosi negli anfratti di in una pagina grottesca ed inquitante come poche. Il tutto sostenuto da una tecnica impeccabile per precisione, velocità dei ribattuti, sgranatura ed incisività delle scale. L'apoteosi è arrivata poi con Islamey di Balakirev, muscolosa e scattante come ci si aspetta da un virtuoso doc.

Luca Segalla