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Siete qui: Home Press Archivio comunicati stampa Comunicati stampa 2006 Tracce di Amleto, monologo liberamente ispirato all'Amleto di William Shakespeare
Tracce di Amleto, monologo liberamente ispirato all'Amleto di William Shakespeare PDF Stampa E-mail

Amleto è, per definizione, la figura che più di ogni altra sentiamo capace di riassumere in sé paure, incertezze e ambiguità che appartengono a tutti noi: uomini e donne d'ogni tempo, d'ogni luogo, d'ogni storia. In ciò risiede la ragione del successo del suo personaggio dal 1599 ai nostri giorni, sia tra il pubblico che tra i maestri di ogni arte, che ne hanno dato interpretazioni tra loro anche molto diverse.
Le agre pagine di Dmitrij Sostakovic e le visioni classiche di Eleuterio Rodolfi, per quanto dissimili possano essere state le intenzioni che le hanno generate, si rifanno entrambe a una lettura in chiave dinamica della tragedia, narrano cioè gli eventi nel loro svolgersi oggettivo.
Il film Hamlet di Sven Gade (del quale è protagonista sua moglie, Asta Nielsen) e il monologo Tracce di Amleto di Monica Luccisano si concentrano invece sugli aspetti più introspettivi del protagonista del dramma. Entrambi i lavori traggono origine dalle ponderose Gesta Danorum (la storia della Danimarca, alla quale si ispirò lo stesso Shakespeare) scritte nel XII secolo dallo storico scandinavo Saxo Grammaticus, e da una tradizione drammaturgica, di epoca vittoriana, che vede Amleto interpretato da una donna. Proposta per la prima volta dall'autorevole studioso shakespeariano Edward P. Vining nel suo libro The Mystery of Hamlet (1881), l'idea che il principe danese potesse incarnarsi in una donna (travestita da uomo dalla madre per ragioni dinastiche) venne subito abbracciata dalle più grandi attrici dell'epoca, tra le quali Sarah Bernard.
In Tracce di Amleto, una riscrittura del testo di Shakespeare, alla drammaticità intrinseca della vicenda di Amleto si sovrappone quella che scaturisce dal nascondere la propria identità di genere, giungendo quindi a negare la propria identità tout court. Alle ambiguità del personaggio, il monologo di Monica Luccisano somma quelle insite nella narrazione della vicenda in prima persona: da quale tempo ci parla Amleto? Dal suo, da quello di Shakespeare o da qui ed ora? E da che punto di vista? Di un folle vero o presunto? Di un sepolto o di un vivente? Amleto è un corpo astratto, senza genere né tempo né luogo, e perciò capace, lui solo, di incarnare elementi universali. Il progetto qui presentato nasce dal desiderio di evocare, al suo nome, anime distinte, provenienti dal mondo della musica, delle immagini e delle parole.

Diego Marangon