Le piace Rachmaninoff? Stampa
Qualora si decidesse un giorno di riscrivere la storia della musica del Novecento, la posizione di Serge Rachmaninoff, probabilmente, sarebbe destinata a mutare. Acclamato dal pubblico, idolatrato dai pianisti e disprezzato, invece, da una buona parte della critica ufficiale che non gli ha mai perdonato il mancato allineamento alle nuove tendenze, il compositore russo ha saputo restare sempre se stesso forgiando un linguaggio personale e riconoscibilissimo fatto di istinto, visceralità, virtuosismo strabiliante, ampia e ricca gestualità, consapevolezza e presa di possesso dello spazio sonoro con conseguente proiezione dello stesso in una sorta di tridimensionalità armonica da togliere il fiato. Questo lo ha messo al riparo dal divenire “soltanto” un epigono della grande tradizione romantica russa, lui, che romantico lo era per davvero nel più profondo dell’intimo. Se non si vuol commettere l’errore di considerare Serge Rachmaninoff esclusivamente come un pianista di razza votato alla composizione quasi solo per adempiere agli obblighi legati alla propria carriera solistica, allora è utile rammentare che sarà proprio la sua opera pianistica a sopravvivergli senza incertezze. Anzi, il testimone, raccolto in primis nientemeno che da Vladimir Horowitz, non ha ancora oggi terminato la sua felice corsa...
Il Trio élégiaque in re minore n. 2 op. 9 per pianoforte, violino e violoncello, lavoro di respiro sinfonico e molto esteso, è stato concepito dal giovane musicista russo nell’autunno del 1893 col groppo in gola per la morte del venerato Čajkovskij. Il pianoforte domina (qualcuno lo dubitava?) una partitura che offre più di un richiamo all’omonima pagina čajkovskijana. Il secondo movimento, ad esempio, si configura, anche in questo caso, come un elaboratissimo Tema con Variazioni (la cui melodia principale è tratta da La Rupe, una fantasia orchestrale realizzata dall’autore qualche mese prima). La Sonata in re minore n. 1 op. 28 per pianoforte, ideata a Dresda nel 1907, è una composizione mai entrata stabilmente in repertorio. Rachmaninoff la modella pensando al Faust di Goethe – i tre movimenti introducono, infatti, i personaggi principali del capolavoro letterario, nell’ordine Faust, Margherita e Mefistofele – e, invero, il brano soffre di una certa prolissità e di qualche momento di saturazione. Meglio, allora, lasciarsi trasportare da una perorazione appassionata o abbandonarsi al fascino di uno spunto melodico piuttosto che soffermarsi sulla loro strutturazione.

Massimo Viazzo