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Siete qui: Home Festival Festival 2010 Le straordinarie atmosfere del violoncello bachiano
Le straordinarie atmosfere del violoncello bachiano PDF Stampa E-mail

In un’epoca in cui la viola da gamba e il violoncello stavano convivendo la loro ultima stagione, prima cioè che la viola da gamba scomparisse dal grande repertorio strumentale per lasciare spazio al più moderno violoncello, Bach scrisse le Sei suite per violoncello solo BWV1007-1012. La data esatta della loro composizione non la conosciamo poiché il manoscritto autografo si è perso e possediamo solo una copia realizzata dalla paziente Anna Magdalena, la seconda moglie di Bach, ma sappiamo che vennero pubblicate postume nel 1825 con l’austero titolo di Six Sonates ou Etudes pour le Violoncello solo. In effetti, aleggia in queste composizioni un’evidente natura didattica, almeno nei sei Préludes introduttivi, concepiti come un campionario di difficoltà tecniche, ma anche contrassegnati da una tessitura compositiva densa di frasi slanciate, proiettate in avanti, non trattenute e disegnate con grande semplicità (se escludiamo il complesso Prélude alla Suite n. 5) e leggerezza inventiva. Una leggerezza che trae origine dalla ricerca della velocità e dalla ricerca dell’elemento timbrico, dove ogni corda possiede un colore e una sfumatura diverse. E di questa levità e purezza espressiva si accorse per primo il grande violoncellista spagnolo Pablo Casals che nel 1889 rinvenne una copia delle Sei suite in un negozio di Barcellona per poi inciderle nel 1936. Da allora, tutti i maggiori violoncellisti del Novecento vi si sono confrontati, spesso incidendole, e la loro fama è cresciuta costantemente fino a diventare una delle composizioni bachiane più amate.
«Erano stati giudicati lavori accademici, meccanici, senza calore. Ma come si può pensare che siano freddi, se da loro emana un tale fulgore di spazio e di poesia», scrisse lo stesso Casals.
Altro principio generatore di questi capolavori è la simmetria, basata sulla centralità della Sarabande, movimento che possiede sempre carattere intensamente espressivo, pur trattenendosi in un numero ben contenuto di battute. Da questo asse centrale si dipartono le danze in stile italiano, dal carattere spiccatamente sereno e gioioso. Discorso differente per le ultime due Suite, la quinta, concepita per un violoncello accordato diversamente dal solito (Do, Sol, Re, Sol, dove l’ultimo Sol sostituisce il consueto La) si apre con un Prélude, dai caratteri francesi dell’Ouverture, dalla quale peraltro si dipana un’ampia fuga che si caratterizza per il carattere austero. Mondo francese che attraversa gli altri movimenti e, trova massima espressione nella scorrevole Courante. Infine, la Suite VI che fu concepita originariamente per un violoncello a cinque corde, che molti vorrebbero fosse la viola pomposa, strumento inventato da un liutaio di Lipsia, tal Johann Christian Hoffmann, su ordinazione dello stesso Bach, ma che con tutta probabilità fu, invece, il cosiddetto “violoncello piccolo”, strumento a cinque corde con il quale è più agevole suonare questa partitura.

Carlo Bellora