Le straordinarie atmosfere del violoncello bachiano |
In un’epoca in cui la viola da gamba e il violoncello stavano convivendo la loro ultima stagione, prima cioè che la viola da gamba scomparisse dal grande repertorio strumentale per lasciare spazio al più moderno violoncello, Bach scrisse le Sei suite per violoncello solo BWV1007-1012. La data esatta della loro composizione non la conosciamo poiché il manoscritto autografo si è perso e possediamo solo una copia realizzata dalla paziente Anna Magdalena, la seconda moglie di Bach, ma sappiamo che vennero pubblicate postume nel 1825 con l’austero titolo di Six Sonates ou Etudes pour le Violoncello solo. In effetti, aleggia in queste composizioni un’evidente natura didattica, almeno nei sei Préludes introduttivi, concepiti come un campionario di difficoltà tecniche, ma anche contrassegnati da una tessitura compositiva densa di frasi slanciate, proiettate in avanti, non trattenute e disegnate con grande semplicità (se escludiamo il complesso Prélude alla Suite n. 5) e leggerezza inventiva. Una leggerezza che trae origine dalla ricerca della velocità e dalla ricerca dell’elemento timbrico, dove ogni corda possiede un colore e una sfumatura diverse. E di questa levità e purezza espressiva si accorse per primo il grande violoncellista spagnolo Pablo Casals che nel 1889 rinvenne una copia delle Sei suite in un negozio di Barcellona per poi inciderle nel 1936. Da allora, tutti i maggiori violoncellisti del Novecento vi si sono confrontati, spesso incidendole, e la loro fama è cresciuta costantemente fino a diventare una delle composizioni bachiane più amate. Carlo Bellora
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