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Siete qui: Home Festival Festival 2010 Il magico giardino sonoro della chitarra
Il magico giardino sonoro della chitarra PDF Stampa E-mail
Domenico Scarlatti ed il clavicembalo: ma anche, potremmo dire, Domenico Scarlatti e la chitarra. Per il compositore napoletano del periodo barocco che fece fortuna in Spagna trovando dorata ospitalità presso la Regina Maria Magdalena Barbara, questi bei lavori per “gravicembalo”, cioè per cembalo, contengono veramente delle sonorità ispirate, immaginate, pensate, diremmo quasi ricavate dalle magie sonore dello strumento principe dell’ibericità, la chitarra. Note vellutate, passaggi veloci e cangianti, tocchi sopraffini di raffinatezza sono la testimonianza di come Scarlatti si sia in qualche modo ispirato ai colori e alla timbrica chitarristica. Ma ecco che ora, con il contributo di Maurizio Pisati, compositore contemporaneo, il cerchio si chiude con il processo inverso. Trascrizioni, o meglio, “traduzioni”, come lo stesso compositore preferisce precisare, sono quelle proposte con gli Esercizi K. 3 e K. 8 e le Sonate K. 37 e K. 141: direttamente dal cembalo alla chitarra: «La traduzione è un passaggio di pensiero e di processi compositivi nella direzione che l’opera suggerisce. Quasi una fantasia filologica negli immaginari panni dell’altro compositore (un “io” antico), che mi porta a seguire un percorso non “alla maniera di” ma direttamente “in mente di”. Un pensare parallelo che assuma l’originale come guida, sfruttando il nuovo organico per, appunto, trans-pensare. Il lavoro alle Sonate è iniziato su stimolo del regista Francesco Leprino in occasione del suo film Un gioco ardito. La passione per l’invenzione ha poi preso il sopravvento, portando il progetto personale a raggruppare circa quindiciSonate che a poco a poco sto traducendo per la Chitarra. La Chitarra è un mondo ricco di ogni cosa si trovi fuori e dentro la cassa armonica, nella quale, appunto, anche questo Scarlatti trova posto».

Nel panorama di musica contemporanea Toru Takemitsu rappresenta ancor oggi una figura chiave nella vita culturale giapponese. Intellettuale, compositore di genio, autore di molte colonne sonore da film, ha messo la firma su alcuni capolavori di Kurosawa e Teshigawara. Il suo In The Woods risale al 1995 e si compone di tre brani: Wainscot Pond - after a painting by Cornelia Foss, Rosedale e Muir Woods. Ma è lui stesso a parlarcene: «Il titolo di ogni brano corrisponde al nome di un luogo in Nord America dove si trova un bel bosco. I boschi di Rosedale sono in Canada, dove in una appartata area residenziale di Toronto una folta vegetazione corre parallela alla strada come se volesse avvolgerla, ed è bagnata da una bella luce all’inizio dell’autunno. Nei dintorni di San Francisco, Muir Woods è un boschetto di sequoie giganti, intitolato al nome del benefattore che ne assicurò la protezione. Ha l’aspetto di una cupa foresta, i cui alberi salgono vertiginosamente al cielo. Là, ad ognuno, viene ricordata la futilità umana. Non sono mai stato a Wainscot Pond, e non so nemmeno esattamente dove si trovi. In fondo ad un bel paesaggio stampato su una cartolina era scritto in caratteri lucenti “Wainscot Pond”. Oltre il laghetto, potevo vedere un bosco silenzioso. Questo pezzo non è semplicemente il ritratto di un paesaggio silvestre. Desidero esprimere i teneri ricordi che ognuno ha di sentimenti, pensieri e azioni che tutti noi abbiamo provato quando ci siamo trovati in un bosco».
Di Steve Reich è proposto Electric Counterpoint, del 1987, una testimonianza della passione dell’autore contemporaneo per lo strumento: «... Suono la chitarra elettrica da più di dieci anni e questo è accaduto grazie ad alcuni compositori. Ho sentito da parte loro un interesse per questo strumento e al tempo stesso ho notato la difficoltà nell’entrare in contatto con chitarristi elettrici che leggessero partiture. Così ho studiato, letto, ascoltato e mi sono accorto che in certi casi i compositori la usavano come tramite per avvicinarsi a un linguaggio vicino al rock, altre volte partivano da presupposti di tipo elettronici o elettroacustici…». In Electric Counterpoint Steve Reich è alla ricerca di un suono puro, senza effetti, con una scrittura dall’equilibrio e dal nitore fiammingo: «Scritto per chitarra solista e un ensemble di dieci chitarre e due chitarre basso, Electric Couterpoint si può eseguire con chitarre acustiche amplificate o chitarre elettriche; l’ensemble può essere reale o, se il solista sovraincide le dodici parti su nastro, virtuale. Ho registrato questo ensemble virtuale allo Studio Agon di Milano del 2001, lavorando con l’amico Michele Tadini, conoscitore di computer ed elaborazioni elettroniche. Vivo sempre l’esperienza di suonare con un nastro come un duo virtuale con un altro musicista, sia egli il compositore che ha realizzato la traccia audio oppure, come in questo caso, me stessa e le mie chitarre moltiplicate».

Marino Mora