L’opera in agguato |
Lo Stabat Mater di Rossini è ricco di ispirazione e di sentimento, ma il tratto religioso – come è percepito e definito tradizionalmente – è espresso in maniera debole; nella partitura predomina piuttosto quasi una sensualità di impronta mondana e lo stile e l’espressione sono di carattere drammatico e teatrale. Con questo lavoro avviene il ricongiungimento del maestro con il genere sacro, dopo una Messa scritta in gioventù su commissione; i primi sei movimenti vedono la luce nel 1832 a Madrid, quando quarantenne si è ritirato già da tre anni dall’attività di operista, ma bisogna attendere la fine del 1841 perché l’opera venga ultimata a Parigi con altri quattro numeri (in sostituzione dei sei scritti da Tadolini nove anni prima, nel momento in cui l’autore aveva sospeso di comporre per motivi di salute). Nello Stabat Mater Rossini, se raggiunge pienezza d’espressione unendo stile severo, contrappuntistico e moderno stile operistico, conserva tuttavia l’astrattezza della sua poetica musicale: è musica sensibile alla parola, all’azione, sentimentale, ma soprattutto autonoma, in grado di assorbire in sé tutti i valori espressivi; dunque anche il genere liturgico nelle sue mani diventa teatrale, superando «la falsa estetica di una disciplinata e neutrale concezione della musica sacra» [Alberto Basso]. Monica Rosolen |