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Un vertice della letteratura per violoncello PDF Stampa E-mail
Fu merito del grande violoncellista catalano Pablo Casals, che le inserì nei suoi programmi di concerto, se agli inizi del secolo scorso le Suite per violoncello solo di Bach iniziarono ad essere ascoltate regolarmente in pubblico.Bach scrisse questi sei lavori durante il soggiorno a Köthen (dal 1720 al 1724), uno dei periodi più fecondi della sua attività creativa, quando compose dei capolavori assoluti (i Concerti Brandeburghesi, le Suite inglesi e francesi, la prima parte del Clavicembalo ben temperato).Le Suite per violoncello rivelano quale conoscenza profonda della natura degli strumenti avesse Bach, la sua dimestichezza con le loro risorse e possibilità, sebbene, diversamente dai musicisti dell’epoca romantica, egli fu indifferente alle questioni di “effetto” e sonorità.
Le sei Suite sono opere d’arte di estrema perfezione, grazie al vigore inventivo e al magistero costruttivo, benché siano nate con un certo intento didattico, evidente nella successione dei brani in ordine progressivo di difficoltà tecniche.
Quando Bach compose le sue Suite, il genere era ormai assai stilizzato dopo un cammino di perfezionamento. Le Suite per violoncello, come il presunto modello corelliano, affidano al movimento centrale (Sarabanda) una funzione meditativa prima della conclusione veloce in ritmo ternario (Giga), si differenziano invece da tutti gli esempi precedenti per l’importante, inedito sviluppo dei grandiosi e virtuosistici Preludi i quali inoltre, per l’elevatezza dei contenuti, si distinguono profondamente dalle danze al contrario melodicamente seducenti.
Secondo la tradizionale rigida struttura barocca, il Preludio introduce una successione invariabile di danze: Allemanda, Corrente, Sarabanda (il baricentro dell’intera composizione) e Giga.
Nuovo è l’inserimento di una danza tra Sarabanda e Giga; nelle prime due Suite il compositore incastona una coppia di Minuetti, nella Terza e nella Quarta, troviamo due Bourée e negli ultimi numeri due Gavotte, danze più nuove attinte al repertorio delle “galanterie”.
Al di là dei tratti comuni, ogni Suite possiede la sua personalità, date le varie e rilevanti differenze, come il diverso grado di difficoltà tecnica che caratterizza le prime e le ultime tre, del quale si ha un chiaro esempio nella massima sfida che Quinta e Sesta Suite rappresentano per un interprete.

 

Monica Rosolen