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Siete qui: Home Festival Festival 2010 Un Vespro ideale: i Salmi ritrovati di Tomas Luis de Victoria
Un Vespro ideale: i Salmi ritrovati di Tomas Luis de Victoria PDF Stampa E-mail

Da oltre mezzo secolo la ricerca musicologica ha sondato palmo a palmo biblioteche e archivi cercando notizie e opere dei maggiori (e minori) compositori del passato, e non càpita tutti i giorni di scoprire una raccolta inedita di uno fra i più grandi compositori del ’500: Tomas Louis de Victoria… I Salmi ad vesperam sono questa scoperta, frutto di uno studio accurato del Manoscritto Musicale 130 della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma. Di chi erano le musiche?  L’indagine parte da un articolo del musicologo Klaus Fischer che nel 1975 per una rivista specializzata concentra la sua attenzione su poche righe in calce ai Salmi. Sono di Victoria? Sono di Victoria anche le musiche? L’ipotesi di Fischer e uno studio successivo di Robert Stevenson (Musica en las catedrales españolas del Siglo de Oro, Madrid 1992) non risolvono il problema. I repertori delle fonti (RISM ad es.) non confermano l’attribuzione. Tuttavia l’ipotesi è interessante. Quelle righe sono una sorta di dedica autografa dei Salmi a Francesco Soto de Langa… Soto è l’editore “in pectore” di una pubblicazione mai realizzata. È lui probabilmente anche il copista dei Salmi contenuti nel ms. 130. Soto, come sappiamo, era assai conosciuto nell’ambito dei compositori romani e aveva stampato diverse raccolte di musiche per l’Oratorio di San Filippo Neri… La dedica allude a un Libro di Messe stampato nel 1592 per i tipi di Ascanio Donangeli (Missae quattuor, quinque, sex et octo vocibus). Nel 1592 Victoria aveva già lasciato l’Italia per assumere il posto di cappellano di Maria d’Austria alla corte di Madrid, ma diversi documenti ci attestano alcuni suoi viaggi e brevi soggiorni a Roma: per esempio fu a Roma per i funerali di Palestrina nel 1594. Dunque avrebbe potuto sorvegliare (e approvare) il lavoro editoriale.
Secondo una congettura, ripresa da Josep Cabré nel libretto unito al Cd dei Salmi, la raccolta avrebbe potuto essere dedicata al figlio dell’imperatrice Maria d’Austria. I buoni rapporti con la sovrana e con la corte sono provati, fra l’altro, da quel Officium defunctorum del 1603 scritto per le esequie dell’imperatrice, che da tempo si era ritirata nel Convento femminile delle Descalzas Reales di Madrid.
Le notizie sulla vita di Tomas Louis de Victoria sono poche. Nato ad Avila verso il 1548, settimo figlio in una famiglia di undici fratelli, all’età di dieci anni è fanciullo cantore nel duomo della città. Fra i dieci e i diciotto compie il suo apprendistato musicale studiando, con vari maestri, canto piano e contrappunto ed esercitandosi alla tastiera. A diciannove è già a Roma dove si rafforza la sua vera formazione artistica. Roma era a quel tempo il centro propulsivo della Controriforma che propugnava l’affermazione dell’ortodossia cattolica contro il protestantesimo. Victoria frequenta i centri religiosi dove si decide la politica papale: il Seminario Romano, il Collegio Germanico retto dai Gesuiti. Frequenta l’Oratorio di San Filippo Neri e numerose chiese romane (Sant’Appolinare, San Giacomo degli Spagnoli, Santa Maria di Montserrat) e scrive per la Cappella pontificia.
La sua produzione è relativamente scarsa a paragone a quella dei suoi contemporanei Palestrina e Orlando di Lasso, ed è tutta dedicata alla liturgia.
Sull’interpretazione del programma sono utili le indicazioni degli esecutori. Prima nostra domanda: perché un quartetto di voci soliste invece di un coro di otto o dodici cantori come nella prassi dell’epoca? Il numero dei cantori è sempre stato condizionato dalla capienza del luogo: chiesa, cenacolo o una stanza per un ascolto privato. Seconda domanda: perché voci miste quando il manoscritto indica vocibus paribus? Si risponde che la filologia aveva le sue deroghe… filologiche.
Infine una precisazione: La Colombina offre un’esecuzione da concerto, ben diversa da un’esecuzione da chiesa. Ascolteremo dieci salmi invece di cinque. E le antifone (scelte fra quelle, scritte da Victoria, in onore della Vergine) sono eseguite solo prima del salmo e non anche dopo. Il tutto in alternanza col gregoriano secondo l’uso liturgico.
Un consiglio, non richiesto, di chi scrive: provate a chiudere gli occhi, a centellinare mentalmente lo spazio temporale… Siamo a Roma, alla fine del ‘500 in una saletta cardinalizia ad ascoltare la musica nuova di uno dei massimi polifonisti del Cinquecento. Non è privilegio da poco.

Sandro Boccardi