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Una musica ad alta energia che esprime l’essenza delle emozioni PDF Stampa E-mail

di Marino Mora

Per chi si avvicina anche la prima volta alla musica specialissima "firmata" Michael Nyman bastano pochi momenti di ascolto per entrarne in sintonia, come attratti dentro un vortice di potente bellezza. La sonorità spicca per un percorso limpido, diretto, dalla linea netta, dal sapore forte, sopra essenziali strutture fraseologiche. Il suo procedere, audace nelle ramificazioni ritmiche, è lineare ed essenziale nell’assetto melodico. Nyman punta dritto al cuore di chi ascolta incantandone l’immaginazione. «La mia musica» spiega «è potenza, passione, istinto, dolore… i miei suoni nascono da un’angoscia musicale molto personale… La mia opera ispira spesso immagini profonde e inconsce, oniriche». Per questa musica, "intorno" a questa musica, Nyman ha costruito la sua Michael Nyman Band, una sfavillante orchestra (o anche la «più rumorosa band acustica da strada») che mette insieme archi, fiati e piano dentro ricchi scenari timbrici dal suono limpido, squillante, diremmo "tipicamente inglese". Nell’ascolto siamo sorpresi dalla percezione di un tessuto denso e magmatico, una sorta di insieme piroclastico di melodie intrise di suggestione, volitive, ficcanti, dalla forte, insistente, cadenzata carica ritmica. L’ascoltatore quasi non se ne accorge, ma le frasi lo rapiscono, lo inebriano mentre si ripetono e si intrecciano ricordando le nitide ed ariose linee del barocco musicale (una delle passioni anche del Nyman musicologo), mentre ancora si inanellano l’un l’altra formano grandi progressioni melodiche e armoniche. Nel loro procedere crescono e si amplificano, formano vere cattedrali sonore, mentre le armonie si dileguano dall’orizzonte, come ombre retrattili, scarnificate. L’amalgama stilistica che si crea è un esempio riuscito di sintesi tra classicità e modernismo, tra musica jazz, pop, folk e minimalismo. La collaborazione con il regista inglese Peter Greenaway ha portato Nyman, nel campo della musica da film, ad un sodalizio storico dagli esiti straordinari. Nel film The Draughtman's Contract (1982), ovvero I misteri del Giardino di Compton House, la musica sgorga cristallina pervasa da un senso di arcano e di magico: qui, in Chasing Sheep Is Best Left To Sheperds, siamo conquistati dalla frontalità ritmica del tema, che si afferma nella sua forma proteiforme dentro il gioco infinito delle reiterazioni in progressione. In Queen of the Night l’incalzare di fiati ed archi modella plasticamente il nucleo sonoro principale nello scorrere reiterato delle sequenze sino ad ottenere un effetto ipnotico di straniamento dentro svettanti stridori sonori. La meccanicità e la lucentezza musicale di An Eye for Optycal Theory illumina la scena come un raggio penetrante di sole, mentre rimaniamo incantati dalla potenza sonora e dalla magnificenza di squilli e barocca lucentezza di Prospero’s Magic dal film Prospero’s Books (L’Ultima Tempesta) del 1991. Ancora dall’Ultima Tempesta, film carico di temi vaneggianti ed incantati, citiamo la ribollente e travolgente Prospero’s Curse, la suggestiva Miranda, la larga, distesa, bucolica Yellow Cornfields. Ma andiamo ad uno dei massimi capolavori di Nyman, il brano Memorial, utilizzato - dopo la sua stesura - anche nel film Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (The Cook, the Thief, his wife & her Lover, 1989): esso ricorda con una sonorità toccante, nitida, tagliente, i drammatici eventi dello stadio Heysel nel 1985. È in realtà un vero Requiem, con quella sua martellante introduzione dal tono palpitante ed il tema, torvo e circolare, carico di accenti epici, che procede disegnando una linea solenne, sospinta pesantemente dalla pervicace insistenza dei bassi. Sul brano Nyman disse: «Memorial è un’opera molto speciale per me, molto sentita… un modo per non dimenticare la follia di quella serata… Considero la messa da requiem come la massima espressione della musica nei secoli scorsi in relazione con il tema della morte». Come scordare poi, scorrendo i brani in repertorio, le musiche del capolavoro di Jane Campion, Lezioni di Piano (The Piano, 1993), con la dolce ballata sentimentale The heart asks the pleasure first, in cui il pianoforte ricama carezzevoli melodie dentro il gioco magico di luminescenti arpeggi? O ancora la perlacea, quasi impressionistica Big My Secret e la ritmica Silver Fingered Fling? Oltre alla musica da film una seconda passione per il Nyman compositore è sempre stata la scrittura compositiva di Wolfgang Amadeus Mozart. Mozart 252 è il risultato di un’opera di rielaborazione e di raccolta di propri precedenti lavori legati al grande salisburghese, nell’occasione ridefiniti e presentati interamente in forma orchestrale, in seguito alla commissione che aveva ricevuto dalla Bbc nel 2006 per il 250° anniversario dalla nascita del maestro di Salisburgo. Due erano stati i filoni principali di riferimento. Il primo corrispondeva alla colonna del film Giochi nell'Acqua (Drowning by Numbers, 1988) di Peter Greenaway, un'esplorazione delle qualità ritmiche, melodiche e armoniche che Nyman trovò straordinariamente attraenti nel movimento lento della Sinfonia Concertante per violino e viola K. 364 e che Greenaway volle come fonte dell'intera colonna sonora. Il secondo derivava dalle canzoni e dai duetti tratti da Letters, Riddles and Writs (1991), un precedente filmato della Bbc per il 200° anniversario della morte di Mozart. Alla fine il risultato è eclatante, con la produzione, appunto due anni dopo l’anniversario, dell’album Mozart 252, ricco di gemme dai titoli molto accattivanti, tra cui In Re Don Giovanni e Revisiting The Don. Che musiche mozartiane passano sotto la lente interpretativa del “nostro”? Mozart ci appare come stilizzato dentro il filtro della marcatura stretta ritmica che Nyman gli impone. I brani sono brillanti, ricchi di contrappunti, con un ruolo preciso assegnato ad ogni strumento, la melodia trasparente, l’orchestrazione limpida, ponderata, mentale, secondo la più fedele tecnica minimalista. Le strutture sono ripetute e progressivamente sviluppate nelle reiterazione, come appare in In Re Don Giovanni, la plastica rielaborazione dell’Aria del Catalogo dalla celebre opera mozartiana, che ci restituisce, nella brillante versione nymaniana, il taglio che forse Mozart più voleva assegnare al proprio personaggio: quello dell’imprendibilità, della ripetitività dell’atto amatorio, della leggerezza, dell’estrema vacuità. Una categoria molto ben resa dalla meccanica, asseverativa motoria re-interpretazione di Michael Nyman.