Rag, blues e altre storie... - presentazione Stampa
Un programma basato per varie ragioni sulla contraddizione, si potrebbe dire della musica che faranno ascoltare i due Pieranunzi e Carbonare. Il blues, forma orale per eccellenza, canto popolare divenuto per potenza intrinseca linguaggio universale, viene presentato qui in un’accezione opposta a quella nativa, in forma scritta e all’interno di un tema con variazioni (il terzo movimento di Points on jazz di Brubeck). Oppure diventa, in Duke’s dream dello stesso Pieranunzi, un passaggio fondamentale – ancora scritto – all’interno di un percorso narrativo politematico, quasi rapsodico. Il rag - che era, sì, musica scritta - viene proposto dal canto suo nella visione deformata e deformante di Stravinskij (Histoire du soldat) o in versioni particolari per violino-pianoforte dagli originali di Joplin, in entrambi i casi mostrando l’abilità e la duttilità interpretativa di due musicisti (Carbonare e Gabriele Pieranunzi) che nella circostanza si confronteranno con materiali molto diversi da quelli cameristici sette-ottocenteschi. Enrico Pieranunzi, infine, aduso a pratiche improvvisative massicce e reiterate, si trova qui a svolgere il ruolo totale di pianista classico. Nessuna improvvisazione quindi, e rispetto assoluto dei testi scritti proposti. Anche, naturalmente, di quelli composti da lui stesso, come Elisions du jour, brano che presenterà in duo con Carbonare.
In epoca di cross-over, contaminazioni, ibridazioni e quant’altro forse non ha più senso parlare di contraddizioni. O forse sì, se questo termine viene usato nell’accezione più audace. Il tentativo, cioè di realizzare una sorta di “unione degli opposti”: jazz e classica, improvvisazione e composizione, oralità e scrittura. Ed è questo, in realtà, lo spirito con cui i tre musicisti intendono, attraverso le loro esecuzioni, prendere per mano gli spettatori-ascoltatori e portarli in un mondo sonoro sicuramente inconsueto, ma brulicante di vita e di fantasia.