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Siete qui: Home Festival Festival 2009 La Messe de Notre Dame di Guillaume de Machaut
La Messe de Notre Dame di Guillaume de Machaut PDF Stampa E-mail
di Dominique Vellard

Non è nota la data di nascita di Machaut, ma per comodità dei musicologi pare corretto far coincidere la nascita di un tale spirito artistico con l’inizio del secolo XIV. Attorno al 1323 Machaut appare impegnato come «secrétaire et familier» nella vita di Giovanni di Boemia del Casato di Lussemburgo, principe «hardi et chevaleresque» (audace e cavalleresco). Proprio la natura instabile di quest'ultimo, che era solito spostarsi frequentemente (Fiandre, Italia, Boemia, Polonia, Ungheria, Lituania, ecc...), determinò e plasmò la creatività della personalità di Machaut. Nel 1340, con la perdita dell’uso della vista di Giovanni di Boemia, Machaut si stabilì definitivamente a Reims, con l’incarico di canonico. Questa nuova posizione gli permise di ottenere una certa stabilità e di completare le sue opere che ci sono pervenute integralmente e sorprendentemente nella forma che lui stesso aveva deciso. Grazie ai documenti recuperarti a Reims, emerge la reale destinazione della Messe de Notre Dame, composta non per una incoronazione regale o per la cappella papale d’Avignone - come si era pensato - ma per una messa commemorativa istituita dai fratelli Machaut. In questo modo la nostra concezione dell’opera si è unita alla storia della Messe de Notre Dame.
Siamo ben lontani dall’estetica del XX secolo che aveva voluto vedere in questo suo lavoro un'avanguardia – accentuandone la ritmica, talvolta isterica! – per la complessità del personale lirismo tecnico e la serenità del discorso musicale.
Se una prima attenzione alla Messe, sia in termini di analisi che di interpretazione, suggerisce la co-presenza di elementi eterogenei giustapposti per quella determinata circostanza, una maggiore familiarità con l’opera rivela in realtà un processo nel quale ogni nuovo elemento presente è in grado di arricchire la costruzione, conducendo l’interprete come l’ascoltatore, al termine della Messe, ad un intenso soddisfacimento. Non siamo in grado di conoscere quale fosse la padronanza formale di Machaut, sia nelle sezioni con il medesimo ritmo (Kyrie, Sanctus, Agnus, Ite Missa est) che in quelle come il Gloria e il Credo il cui la costruzione musicale rispetta la struttura semantica del testo, senza perdere il suo rigore formale.
Non tornerò sulla incredibile diversità delle tecniche utilizzate (quale l’incremento della densità ritmica nel Kyrie, vero filo conduttore di tutta l’opera): Machaut integra tutti questi elementi al punto che il raffinato gioco intellettuale non altera la forza né la natura dell’opera.