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Siete qui: Home Festival Festival 2009 Fiati all’aria aperta
Fiati all’aria aperta PDF Stampa E-mail

di Luca Segalla

C’è un’aria frizzante nel repertorio per fiati tra Sette e Ottocento, legato ai rituali della vita militare e alle serate estive nei giardini. Temi tagliati di netto e ritmi di marcia abbondano in pagine dalle strutture armoniche elementari, come rivela la Marcia “Zapfenstreich” di Beethoven, robusta, rumorosa e festosa come tutta la musica per banda militare (Zapfenstreich significa ritirata/coprifuoco) che si rispetti. Composta negli anni 1805-06, gli stessi della Terza sinfonia, appartiene alla ricca serie di lavori d’occasione di Beethoven, il quale passa per un compositore arcigno e che invece alla musica d’occasione si è dedicato costantemente.
L’organico della “Zapfenstreich” è quello tipico della musica militare viennese dell’epoca, con ottavino, due oboi, due clarinetti, due corni, due fagotti, controfagotto, due trombe, grancassa, tamburo piccolo, triangolo, piatti e la mezzaluna turca (una sorta di bastone con vari sonagli). Quest’ultimo strumento, tipico delle bande dei giannizzeri, è la prova del fascino esercitato sulla società colta europea dal pittoresco mondo turco-ottomano. Mozart ne rimase tanto ammaliato da comporre un’intera opera di ambientazione turca (Il ratto dal serraglio), senza dimenticare la Marcia turca della Sonata per pianoforte in la maggiore K 331. E che dire dell’Italiana in Algeri e del Turco in Italia di Rossini, o della vitalità contagiosa – anche se non esplicitamente turca – dell’ouverture del Barbiere di Siviglia?
L’ensemble strumentale comunemente detto «Harmonie» (coppie di oboi, clarinetti, fagotti e corni) caratterizza, con poche variazioni, la ricca messe di «turcherie» dei compositori austriaci e tedeschi, come la Türkischer Musik (1795) di Johann Michael Haydn, fratello minore del più celebre Franz Joseph ed il minuscolo Concertino per oboe e harmonie di Carl Maria von Weber, pagina sulla quale in realtà sussistono molte incertezze non solo riguardo la data di composizione (tra il 1805 e il 1813) ma addirittura riguardo la stessa attribuzione a Weber.
Se la trascrizione dell’Introduzione alle 7 parole di Cristo in Croce di Franz Joseph Haydn ci riporta al clima di religioso raccoglimento che caratterizza un capolavoro destinato al rito del Venerdì Santo della Cattedrale di Cadice, con Franz Vincenz Krommer (1759-1831) siamo in presenza di uno specialista della musica per banda, come rivela la freschezza della Partita op. 45 n. 1, appartenente ad un gruppo di tredici Partite pubblicate tra il 1803 ed il 1810; è una pagina brillante e fantasiosa, di una verve tutta rossiniana nel primo tempo, gentile e scorrevole nell’Andante, con un Menuetto molto aggraziato ed un finale alitante e leggero. Tra tanta leggerezza questa Partita non nasconde in realtà le sue ambizioni, configurandosi come una vera e propria sinfonia per fiati, visto il primo movimento in forma-sonata con tanto di fuga nello sviluppo.
Ambizioso è anche il Notturno op. 24 per flauto, due oboi, due clarinetti, due corni, due fagotti, contrabbasso e tromba (di fatto, ancora una volta, l’organico della «Harmonie Musik») composto nel 1824 da un giovanissimo Felix Mendelssohn. Meglio conosciuto con il titolo di Ouverture per fiati, si articola in un Andante con moto tutto percorso da brividi fantastici ed in un Allegro vivace assertivo, brillante e sonoro, decisamente bandistico. Che mano sicura mostra il quindicenne Mendelssohn, il quale di lì a poco avrebbe composto due capolavori come l’Ottetto per archi e l’ouverture per il Sogno di una notte di mezza estate! Per tutto l’Andante si respira il Romanticismo notturno e inquieto dell’Ouverture del Sogno e del Franco cacciatore di Weber, con i clarinetti ed i corni in primo piano, tra misteriose scale discendenti: nella brillantezza, di ascendenza viennese, della musica per fiati affiorano ormai le nuove suggestioni del Romanticismo tedesco.