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Stresa Festival 2007 - Palazzo dei Congressi: Noseda dirige Stravinskij, Prokof'ev e Nakamura PDF Print E-mail

Operaclick

Giovedì 23 agosto 2008

IGOR STRAVINSKIJ: Apollon Musagète, balletto in due scene 

... Quella sorta di esecuzione tipo "poema sinfonico" prospettata da Stravinskij ... viene clamorosamente disattesa. Durante il primo episodio, quello che descrive la nascita di Apollo, Noseda riesce incredibilmente a creare l'illusione del balletto "invisibile". L'orchestra danza, lui stesso danza sul podio, e danzano anche Apollo e le tre Muse, sono lì, vivi, reali. Con un organico leggermente ridotto rispetto a quello previsto da Stravinskij il direttore milanese lavora di fino, intrecciando una sottilissima filigrana sonora di notevole suggestione. ... L'interpretazione di Noseda, pur evitando di esasperare i toni, schivando così la trappola "dionisiaca", è parsa ... sempre molto comunicativa, attenta al fraseggio, alla cantabilità, di bella sonorità piena piena e vibrante anche nei piani, non disdegnando la ricerca di variazioni dinamiche più pronunciate in una linea sempre mobile, flessibile, a tratti ritmicamente entusiasmante. ... Ineffabile musica delle sfere di vertiginosa bellezza! L'Apollon è un indiscusso capolvoro del Novecento. In questi casi il compito del direttore è "solo" quello di restituirlo per quello che è. E Gianandrea Noseda, confortato dall'applauso finale convinto del pubblico, mi pare sia riuscito nell'intento. Un plauso infine anche alla violinista Cecilia Laca, "spalla" dell'Orchestra del San Carlo di Napoli, che ha risolto con perizia tecnica ed estroversione stupefatta l'assolo che accompagna la prima variazione di Apollo.

SERGEJ PROKOF'EV: Pierino e il lupo, fiaba musicale op. 67 

... a confrontarsi con quest'opera troviamo qui a Stresa Michele Placido, l'attore-regista che in questi ultimi anni si è fatto sedurre più volte dalle sirene della musica "colta". Il suo è un approccio tutto sommato sobrio, colloquiale, senza sovrastrutture crevellotiche. Placido "narra" semplicemente una favola. E la racconta come la racconterebbe un simpatico nonnino ai suoi nipotini, usando quindi tutto quell'apparato di maraviglia, sorpresa, incanto e suspence, che sanno ancora far breccia nell'animo candido di un bimbo. Michele Placido imita, senza strafare,  le voci dei personaggi, sottolinea, ammicca, commenta con piccoli gesti, senza mai eccedere, in un tono generale molto misurato.Teatro della voce senza enfasi, in una parola. La direzione di Gianandrea Noseda è molto plastica fin dall'inizio. Ogni tema è sbalzato con nettezza, con un colore suo proprio e una sua pregnanza espressiva inequivocabile. In una parola il clarinetto è parso davvero essere il gatto, così come l'oboe l'anatra e il fagotto il nonno. Molto bravo Noseda, in perfetta simbiosi con il narratore, a tenere in pugno una partitura come questa, sostanzialmente frammentaria. ... Riuscitissima infine la Marcia Trionfale con quell'inesorabile crescendo reso ancor più irresistibile da un bell'effetto di banda paesana en plein air.
Travolgente!

Massimo Viazzo